CAPITOLO I - PREMESSE CONCETTUALI: 2.1. L’AMBITO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Le constatazioni appena riportate in fatto di molteplicità ed interconnessione delle sfere interessate mi suggeriscono di chiarire un ulteriore aspetto: per compiere un’analisi giuridica di un fenomeno così informe ed eterogeneo non è possibile pretendere di fare affidamento su di un ben delimitato ambito normativo. Mi spiego: se dovessi trattare un argomento tradizionale e istituzionale come per esempio “le obbligazioni”, potrei far riferimento ad alcuni ben specifici ambiti normativi in cui muovere i passi della mia ricerca, ovvero il diritto civile, il diritto romano, il diritto internazionale privato ecc.; tutti dotati di una normativa ufficiale, una consolidata dottrina, una costante giurisprudenza ecc. Nel caso di argomenti come l’Opensource, che come vedremo interessano trasversalmente numerosi ambiti normativi senza però prediligerne uno in particolare, è più conveniente basarsi su una solida piattaforma di principi giuridici unanimemente accolti in ogni ordinamento e compiere un’opera di confronto e comparazione. Questo fa sì di poter allargare i confini (sia culturali che geografici) dell’indagine giuridica senza incorrere in anacronismi e miopie. Concentrare tutta la parte giuridica della tesi su alcuni specifici testi normativi di un solo ordinamento (italiano, statunitense) significherebbe infatti precludersi interessanti percorsi di riflessione e sottoporre la tesi al rischio di una imminente obsolescenza: le leggi cambiano (e spesso a causa di semplici interessi politici ed economici); i principi (e gli standard di protezione) invece sono più stabili, solitamente condivisi al di fuori dei confini di uno stato e assimilati anche dalla comunità dei non-giuristi.



Open Source e opere non software:

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