CAPITOLO II - DINAMICA STORICA DEL MOVIMENTO OPENSOURCE: INTRODUZIONE

Come premessa a questo capitolo, devo prendere atto che il suo titolo non rende affatto giustizia al fenomeno di cui analizzeremo la dinamica storica, dato che il termine ‘Opensource’ – come vedremo – compare in tempi decisamente più avanzati rispetto alla genesi dei principi che incontreremo. Ma, d’altronde, ho già spiegato la scelta per lo più funzionale di usare ‘Opensource’ per indicare un movimento nella sua generalità; specificherò, tuttavia, di volta in volta quali termini saranno più appropriati. Devo inoltre precisare, sfatando una credenza diffusissima, che da qui in poi parlerò spesso di hacker e di hacking, senza però alludere alle pratiche di pirateria informatica. Si tratta infatti di un concetto che esula da qualsivoglia connotazione negativa e che nasce in un mondo ben lontano da quello evoluto e interconnesso in cui possono pavoneggiarsi i veri pirati informatici. Un hacker, nell’accezione originaria di questo neologismo, è solo e semplicemente un esperto di informatica a cui piace programmare, che lo fa non con intenti di profitto ma per una sorta di irrefrenabile passione, quasi per vocazione. Come vedremo nel capitolo, la comunità hacker ruota attorno addirittura ad una ferrea etica, che poi vedremo riverberarsi anche sulle problematiche di copyright e proprietà intellettuale che qui ci interessano principalmente. Al nostro concetto di pirata informatico, ovvero colui che prova compiacimento e autoaffermazione danneggiando (crackando) i più disparati sistemi informatici, si addice maggiormente il neologismo cracker.



Open Source e opere non software:

Nessun commento:

Posta un commento