CAPITOLO II - DINAMICA STORICA DEL MOVIMENTO OPENSOURCE: 1. RADICI STORICHE

Nell’esperienza comune, ho notato che si tende a far coincidere la cosiddetta rivoluzione informatica e telematica con un evento pressoché improvviso che ha investito il mondo nel giro di qualche anno. Questo potrebbe anche essere ritenuto plausibile se per rivoluzione informatica intendiamo l’ingresso nelle nostre case dei primi Personal Computer e se per rivoluzione telematica intendiamo la diffusione capillare della comunicazione via Internet. Infatti il primo dei due fenomeni può esser considerato svoltosi nell’arco del decennio a cavallo fra gli anni 80 e gli anni 90 e il secondo ci pare ancora più fulmineo, se lo si considera esploso negli ultimi anni 90. Documentandomi sulla storia del movimento hacker, però,mi sono destato dal ‘sonno dogmatico’ che spesso avvolge di un alone di mistero la genesi dell’informatica come scienza e come nuova cultura. Mi sono reso conto di come il processo di “infiltrazione”, che la tecnologia dell’intelligenza artificiale ha operato nelle abitudini di vita di noi tutti, abbia radici ben più profonde, da non poter essere assimilato ad una sorta di moda esplosa nelle nuove generazioni.

Per prima cosa dobbiamo considerare che i primi calcolatori (a valvole e - solo poi - a transistor) comparvero già nei primi anni 50 ; ovviamente, si trattava di congegni mastodontici con limitatissime funzioni, che rimasero operanti a livello di università e centri militari e rappresentavano ancora una fase semisperimentale della scienza informatica. Dando per scontata una prima fase dell’evoluzione tecnologica, io direi di porre la prima pietra miliare del fenomeno che ci interessa nell’anno 1969, anno in cui la prima ristretta comunità hacker venne costretta (dalla rivoluzione culturale in atto in quel periodo) ad uscire dal suo originario isolamento nelle università e nei centri di ricerca e ad affacciarsi al mondo reale. In quell’anno infatti vide la luce il sistema operativo Unix, grazie al lavoro di uno sviluppatore dei laboratori Bell: Ken Thompson, personaggio appartenente appunto a questa prima generazione di hacker. Unix era il primo sistema operativo sviluppato in linguaggio C (un particolare linguaggio di programmazione) e non in linguaggio macchina (binario) ed era il primo a ricercare l’idea di portabilità e compatibilità. Prima di Unix, cioè, ogni computer necessitava un apposito sistema di software (sistema operativo + programmi vari); ogni volta che la macchina veniva aggiornata o sostituita era necessario riprogettare gran parte del sistema software. Grazie a Thompson invece il ruolo del software si fece più dinamico e più facilmente gestibile, indipendentemente dal supporto hardware su cui era installato; fu dunque possibile affacciarsi su un mercato dell’informatica decisamente più ampio ed elastico. Il 1969 è inoltre l’anno in cui vennero collegati per via telematica i nodi dei centri di ricerca informatici di quattro grandi università statunitensi (Los Angeles, Santa Barbara, Stanford, Utah): nacque così ARPAnet, riconosciuta da tutti come l’effettivo embrione dell’Internet dei nostri tempi. Si passa così, con l’inizio degli anni 70, ad una seconda generazione di hacker fedele ai principi etici originari, ma interessata più che altro alla diffusione del mezzo su cui amavano operare. Il loro obbiettivo era quello di fare uscire lo strumento ‘computer’ dai grandi centri di ricerca, per renderlo più familiare alla grande massa degli utenti; si impegnavano affinché le apparecchiature fossero più piccole, maneggevoli ed economiche . In questo periodo apparvero i primi computer in kit di montaggio: apparecchi piuttosto spartani venduti ad un prezzo base di 397 dollari e contenenti i primi processori Intel. E’ sempre in questo periodo che si cominciò a sentir parlare di Bill Gates (il magnate di Miscrosoft) il quale ebbe il merito assieme a Paul Allen di aver utilizzato efficacemente il linguaggio Basic per rendere più semplice il funzionamento dei computer Altair. Nacque dunque nei primi anni 80 il concetto di personal computer, sicuramente grazie all’impegno degli hacker nel “liberare l’hardware”, ma anche per ben più venali interessi economici da parte delle imprese che iniziarono a sentire odore di affari. La International Business Machine infatti mise sul mercato il suo primo computer da tavolo chiamato appunto IBM-PC; e in contemporanea la stessa scelta di marketing venne compiuta dalla Apple e dalla Atari. IBM adotta inizialmente una politica aziendale piuttosto “illuminata”, cercando di incoraggiare la diffusione e lo sviluppo del software e stimolando la collaborazione di altre importanti imprese, come la Microsoft che realizzò il sistema operativo per i nuovi computer: il sistema MS-DOS, tuttora fondamentale per il funzionamento dei nostri PC. In tal modo, quello strano aggeggio ibrido fra una macchina da scrivere e un televisore cominciava a fare capolino negli arredi delle case e degli uffici di tutto il mondo e in molti casi dovette “svilire” la sua funzione, essendo sfruttato come gioco e passatempo invece che come strumento di calcolo. In questo modo una massa di persone inesperte si trovò ad utilizzare giochi e software senza essere in grado di capire (o senza nemmeno voler capire) di cosa effettivamente si trattasse e di come fossero stati sviluppati; scegliendo i prodotti in base alla pubblicità o semplicemente affidandosi a pacchetti standard. Una conseguenza logica di questa espansione a macchia d’olio: più gli utenti divenivano numerosi e più questa terza generazione di hacker risultava frazionata e composita.

Non più solo lo zoccolo duro degli studiosi di informatica e di tecnologia, ma anche una sempre più numerosa schiera di curiosi, ai quali era però difficile trasmettere in modo completo e autentico certi principi etici nati in una sorta di ristretta casta. Si arrivò così ad uno scenario abbastanza simile ai giorni nostri, in cui gli utenti si dividevano in varie macro-comunità rese compatte, più che da i principi, dagli usi che fanno del PC e collegate dalla prima vera e propria Internet (come la si intende oggi): i vecchi fedelissimi dediti alla libera ricerca, coloro che usavano il PC negli uffici quindi per lavoro, gli appassionati dei giochi con la loro smania di scambiarsi trucchi e versioni aggiornate…



Open Source e opere non software:

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