CAPITOLO II - DINAMICA STORICA DEL MOVIMENTO OPENSOURCE: 7. IL SOFTWARE LIBERO COME NUOVO MODELLO DI BUSINESS

Nell’arco di pochi anni la stampa (non più solo settoriale) cominciò a puntare i suoi riflettori su questo fenomeno che si espandeva a macchia d’olio quanto più di diffondeva l’uso di Internet.

L’imprenditoria (prima quella più piccola e indipendente, poi anche quella grande e di rilievo) iniziò a cogliere gli aspetti di business che potevano celarsi dietro questa rivoluzione. Bisogna ricordare che lavorare nell’ambito del software libero non significa fare del puro volontariato o rifiutare a priori ogni forma di commercializzazione: lo sottolinea tutta la saggistica di matrice economica che si occupa di marketing e distribuzione del software; e lo gridano a grande e unanime voce gli ideologi del software libero, primo fra tutti Stallman in persona. Il software libero come modello di business si presentava al mondo degli affari non solo come un pericoloso nemico da contrastare ma anche come un’allettante valvola di sfogo per un nuovo orizzonte di sviluppo. Anche se in quell’ambito non si poteva più fare affidamento sul profitto derivato dalla vendita dei pacchetti ‘chiusi’ di software proprietario, si prospettava tutta una gamma di servizi collegati che comportavano guadagni sì meno massicci, ma anche più elastici, più duraturi e accompagnati da un taglio netto sulle spese di produzione e di distribuzione; garantendo inoltre un’alta qualità del prodotto. Tali servizi andavano dalla manutenzione del software, al suo periodico aggiornamento, ma soprattutto alla sua customizzazione: un anglicismo (traducibile forse con ‘personalizzazione’) per indicare l’operazione di forgiare su misura il software, con il potenziamento delle funzioni che servono maggiormente al singolo utente. D’altronde, Bruce Perens sostiene argutamente che “i produttori che non rendono Open Source i loro programmi trovano difficile competere con chi lo fa, dal momento che gli utenti imparano ad apprezzare quei diritti che avrebbero dovuto sempre essere loro.” Nel 1998 un fulmine al ciel sereno illuminò i volti di quella comunità emergente: la Netscape (importante impresa statunitense di software) decise di diffondere il suo prodotto di punta (il browser Navigator) sotto i parametri dell’Opensource. Una mossa abbastanza inaspettata che fu un grande segnale che i tempi erano maturi.



Open Source e opere non software:

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