CAPITOLO II - DINAMICA STORICA DEL MOVIMENTO OPENSOURCE: 8. UNA CONTROVERSA QUESTIONE DI LIBERTÀ

Era giunto quindi il momento di fare il grosso passo: ovvero, uscire dal mercato pur ampio ma comunque sotterraneo della comunità hacker e affacciarsi sul vero mercato mondiale dell’informatica e iniziare la battaglia a tutto campo contro i colossi del software proprietario. Era un passo pieno di insidie, dato che, uscendo allo scoperto, era più difficile mantenere incontaminati i principi etici e tecnici che per decenni avevano accompagnato il movimento per la libertà nel software; diventava anche più facile che si formassero ingombranti interessi economici e inopportune divisioni all’interno di quell’immenso gruppo di lavoro. Per di più era necessario riuscire a far digerire il concetto di software libero  alle imprese nuove possibili finanziatrici, rendendolo tangibilmente appetibile ed epurandolo da ogni scomoda componente ideologica e propagandistica. A ben vedere, il principio che ‘free software’ potesse andare d’accordo con ‘investimento proficuo’ circolava più facilmente nelle facoltà di economia piuttosto che nei consigli di amministrazione: questo per dire che il passaggio dalla teoria accademica/filosofica alla pratica delle effettive strategie di marketing non fu decisamente automatico. Ad incutere diffidenza nelle alte dirigenze era l’ancoraggio indissolubile (a volte anche solo subconscio) che sussisteva fra l’idea di software libero e l’idea di gratuità e non-commerciabilità del prodotto, con l’aggiunta di una certa riluttanza verso il mantenimento di tutto l’apparato etico che ne stava dietro. Non dobbiamo dimenticare che in inglese la parola ‘free’ mantiene i due significati di ‘libero’ e di ‘gratuito’; se ‘sugar free’ vuol dire ‘senza zucchero’ (lett. libero da zucchero), ‘free entry’ vuol dire ‘ingresso gratuito’ (lett. ingresso libero) . Ma la scelta dell’aggettivo ‘free’ non era stata compiuta per leggerezza; anzi, Stallman all’epoca dei primi progetti GNU voleva proprio sottolineare – con scopi appunto altamente propagandistici – la doppia implicazione di libertà e gratuità. Anche in questo caso sono le parole del diretto interessato (scritte nel 1996) che ci aiutano ad inquadrarne al meglio la posizione assunta, oltre che a cogliere con maggior chiarezza alcuni aspetti particolari del problema:

“Molta gente crede che lo spirito del progetto GNU sia che non si debba far pagare per distribuire copie del software, o che si debba far pagare il meno possibile: solo il minimo per coprire le spese. In realtà noi incoraggiamo chi ridistribuisce il software libero a far pagare quanto vuole o può. […] I programmi liberi sono talvolta distribuiti gratuitamente, e talvolta ad un prezzo consistente. Spesso lo stesso programma è disponibile in entrambe le modalità in posti diversi. Il programma è libero indipendentemente dal prezzo, perché gli utenti sono liberi di utilizzarlo. Programmi non-liberi vengono di solito venduti ad un alto prezzo, ma talvolta un negozio vi darà una copia senza farvela pagare. Questo non rende comunque il software libero. ”

Ora, invece, per fare quel passo decisivo nel mondo del marketing era necessario ammorbidire i toni: non c’erano dubbi. Simili precisazioni puramente teoriche da parte della FSF non erano sufficienti.
Fu in questo frangente che però emerse nel modo più palese l’integrità morale e la cocciuta coerenza di Stallman, peculiarità a cui abbiamo già fatto cenno. Nonostante gli inviti da parte di tutti i grandi personaggi che stavano lavorando al progetto, egli fece mostra in tutte le occasioni ufficiali (conferenze e ‘summit’) di non volerne nemmeno parlare. Il concetto di libertà era sacro ed intoccabile e andava mantenuto con tutte le sue sfaccettature; sarebbe stato il mondo degli affari a doversi adeguare e a trovare altre vie per sensibilizzare i nuovi potenziali clienti/utenti. “Stallman è in stallo” mi ricordo che recitava emblematicamente il titolo di un articolo a firma di Simson Garfinkle , probabilmente a segnalare come l’intransigenza dell’hacker per antonomasia lo stesse effettivamente portando ad un progressivo isolamento.



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