CAPITOLO III - IL SISTEMA DELLE LICENZE NELLA TUTELA DEL SOFTWARE: 3. DIVERSE TIPOLOGIE DI DISTRIBUZIONE DEL SOFTWARE

Il software, a seconda del grado di libertà che il titolare dei diritti di tutela decide di attribuire agli utenti della sua opera, può essere classificato all’interno di un prospetto di definizioni, che sono ovviamente da intendersi in modo piuttosto elastico ma ci aiutano a raggiungere una certa dimestichezza con le tipologie di distribuzione dell’opera software. In una scala di valore che parte da un grado minimo di libertà per l’utente verso il grado massimo, al primo scalino abbiamo prevedibilmente il software proprietario, con le sue molteplici e sovrapposte forme di distribuzione; le più diffuse sono: il software commerciale proprietari, che prevede l’acquisto della licenza d’uso del prodotto o per avviarne l’uso (solitamente per mezzo di parole-chiave che permettono di superare i meccanismi di crittazione) o addirittura per entrare in possesso del supporto materiale (CD-ROM o floppy-disk). Ci sono poi le versioni di prova, chiamate in gergo trial versione (lett. versioni di prova) o demo, nelle quali il programma si presenta privo di alcune funzionalità, oppure completo ma con una possibilità di utilizzo limitata nel tempo (in questo caso di parla anche di shareware ); tutto ciò sempre attuato mediante meccanismi automatici di crittazione .

Scaduto il periodo di prova, solitamente il programma invita l’utente ad acquistare la licenza per poterne continuare l’uso. Abbiamo anche il caso - sicuramente meno diffuso - dei programmi A D - w a r e , i quali mostrano durante l’uso alcuni banner pubblicitari; i costi di licenza quindi sono coperti in via indiretta dalle aziende inserzioniste. Infine si parla di freeware , riferendosi a un software commerciale completo che però viene ceduto in uso gratuito per motivi promozionali, o in base a contratti che puntano più che altro sull’aspetto della manutenzione e della customizzazione. Sul secondo scalino - quello centrale - sta invece il fenomeno di cui questa tesi si occupa: il software libero e aperto , basato sul meccanismo del copyleft, con le peculiarità proprie delle due denominazioni di ‘free software’ e ‘opensource software’ . Possiamo effettuare un’ulteriore graduazione anche all’interno di questa che abbiamo volutamente considerato come un’unica categoria: nel modo in cui abbiamo già spiegato nell’evoluzione storica del fenomeno, se ci focalizziamo sulla libertà in senso ideologico lo scalino più alto spetta al ‘free software’ caro alla FSF; se però ci limitiamo alle implicazioni pratiche del concetto di libertà ci accorgiamo che è molto difficile tracciare un confine fra le due definizioni. Sul terzo e ultimo scalino, quello col massimo grado di libertà per l’utente, troviamo infine il public domain software (software di pubblico dominio), ovvero un software non solo distribuito gratuitamente e liberamente, ma addirittura privo di ogni annotazione di copyright, tanto da occultarne anche la paternità (il cosiddetto aspetto ‘morale’ del diritto d’autore). Uno strumento dunque regalato alla conoscenza, di cui chiunque è libero di fare ciò che vuole senza alcun limite derivante da licenza.



Open Source e opere non software:

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