CAPITOLO IV - DALL’AMBITO SOFTWARE A QUELLO NON SOFTWARE: 4.2. LE OPERE MULTIMEDIALI

Con l’espressione ‘opere multimediali’ si vogliono ricomprendere svariate tipologie di opere dell’ingegno accomunate dall’aspetto della multimedialità, con le sue molteplici sfaccettature che abbiamo mostrato all’inizio del capitolo. A dire il vero l’uso di questa espressione spesso è più che altro un comodo espediente per svolgere una trattazione onnicomprensiva dei riflessi che la multimedialità trasmette sul diritto d’autore. Questo per dire che – come molti autorevoli autori fanno notare – tale espressione è talmente ampia e generica da non assicurare una sufficiente precisione nella sua configurazione giuridica; in un gergo colloquiale si direbbe che “significa tutto e allo stesso tempo non significa niente”. Non si può infatti classificare un opera per il solo mezzo di comunicazione con cui è trasmessa al pubblico (il media, appunto), per il già citato principio dell’indipendenza della tutela d’autore dalla forma d’espressione ex art. 1 l.a.: ogni opera può apparire in forma di opera multimediale pur non essendo stata concepita per stare in tale contesto. Di conseguenza questo fenomeno che con l’avanzare delle nuove tecnologie sta assumendo proporzioni enormi, non può essere ignorato dal sistema di protezione del diritto industriale; bisogna solo capire in che termini ciò possa compiersi.

Anche (anzi,soprattutto) in questo caso un intervento legislativo in materia risulta ostico e forse addirittura inopportuno, a causa della suddetta indeterminatezza della ontologia dell’oggetto dell’eventuale disciplina; spetta per l’ennesima volta alla dottrina il compito oneroso di tracciarne almeno le linee guida.

Qualcuno applica anche alle opere multimediali la dicotomia basata sulla staticità o dinamicità dell’opera, ribadendo come sia più plausibile l’adattamento della normativa tradizionale di diritto d’autore alle opere multimediali statiche, piuttosto che a quelle dinamiche. 189 Guglielmetti, dal canto suo, definisce l’opera multimediale come “quel prodotto che combina simultaneamente, in forma digitale, parti di testo, di grafica, di suoni, di immagini statiche o in movimento, oltre al relativo software gestionale.” Se non fosse per il riferimento al software come strumento per l’utilizzo dell’opera, una simile definizione sarebbe attribuibile anche alla specie delle opere cinematografiche, nelle quali appunto si fondono opere visive, musicali, letterarie; non a caso, alcuni autori si sono soffermati proprio su questa vicinanza.

E’ necessario dunque, per cogliere appieno il problema, non tralasciare la precipua caratteristica dell’opera multimediale, cioè la sua interattività: non si tratta della mera malleabilità dei dati, ma di una particolare disposizione e organizzazione degli stessi in modo da risultare estremamente organici, funzionali, coordinati, facilmente rappresentabili all’utente attraverso il software gestionale e soprattutto passibili di diverse modalità di estrinsecazione a seconda delle scelte dell’utente. “Attraverso l’interattività, infatti, il fruitore dell’opera multimediale non è più soggetto passivo, che in certo qual modo ‘subisce’ l’opera così come è stata pensata e strutturata dal suo autore, bensì ne diviene soggetto attivo.” Un’ultima importante annotazione di matrice dottrinale sta nella riconducibilità di questo tipo di opera agli schemi dell’opera collettiva, dato che le caratteristiche della malleabilità, della varietà espressiva, della interattività rendono l’opera multimediale particolarmente ‘aperta’ al contributo di diversi autori. Anzi, possiamo quasi dire che, nel caso di opere multimediali sviluppate con i criteri del copyleft, questa apertura ai diversi contributi creativi diventa una delle caratteristiche peculiari del fenomeno. L’analisi di questo nuovo e insolito tipo di opere sarà l’oggetto del prossimo capitolo.




Open Source e opere non software:

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