CAPITOLO V - OPENSOURCE E COPYLEFT NELLE OPERE NON SOFTWARE: 5. COPYLEFT E RICERCA SCIENTIFICA. IL PROGETTO PLOS

Uno dei terreni più fertili per l’applicazione del copyleft ad opere creative non software è quello dell’informazione scientifica, la quale, per la sua funzione primaria di incentivo del progresso scientifico, sente maggiormente le esigenze di malleabilità e di libera diffusione dei contenuti 233 . Ancora una volta è Richard Stallman a suggerire la via del ‘permesso di copia’ e della condivisione in tutti i suoi testi sulla libera documentazione tecnica e in particolare in un saggio del 1991 intitolato inequivocabilmente “La scienza deve mettere da parte il copyright” , nel quale l’hacker prende strenuamente posizione a favore di una scelta ‘politica’ da parte di tutto il mondo della comunicazione scientifica. A giudizio di Stallman il copyright, come impostato attualmente, si è allontanato dalla sua precipua funzione di “promozione del progresso scientifico” (come indicato dalla Costituzione Americana) e quindi spetta al mondo della ricerca metterlo da parte . La soluzione pratica è semplice e non contrasta con la normativa sull’editoria cartacea tradizionale, dato che consisterebbe nel trasferire tutto il materiale d’informazione scientifica in formato elettronico per la costituzione di una immensa biblioteca telematica gestita però su un modello decentrato, come nel caso dei centri-stampa del Progetto GNUtemberg.

Si legge nel saggio: “la tecnologia moderna per l’editoria scientifica è il World Wide Web. […] Gli articoli andrebbero distribuiti in formati nonproprietari , garantendone il libero accesso a tutti. E chiunque dovrebbe avere il diritto a crearne dei mirror, ovvero a ripubblicarli altrove in versione integrale con gli adeguati riconoscimenti.” Offrendo dunque a tutti la libertà di fare dei mirror (letteralmente, ‘specchio’, quindi ‘versione facilmente stampabile e osservabile’), saranno le biblioteche di tutto il mondo ad occuparsi della stampa e della distribuzione del materiale secondo la richiesta dell’utenza.

La prospettiva proposta da Stallman nel ’91 ha avuto recentemente modo di realizzarsi in un serio e ben organizzato progetto di condivisione telematica delle conoscenze scientifiche chiamato ‘Public Library of Science’ (PLoS), ovvero ‘Archivio pubblico della scienza’ . Il progetto, che vede fra i suoi attivi sostenitori grossi nomi come il premio Nobel Harold Varmus e il biologo Michael Eisen, è riuscito a sensibilizzare gran parte degli ambienti accademici e dei centri di ricerca su questa questione. Nella home-page del sito ufficiale www.plos.org si legge che “PLoS è un’organizzazione no-profit di scienziati e fisici impegnati affinché il mondo della letteratura scientifica e medica diventi una risorsa pubblicamente disponibile”. Il progetto è ufficialmente attivo dal 2000 e nel recente ottobre 2003 ha inaugurato la prima organica sezione dell’archivio, cioè quella dedicata alla Biologia (www.plosbiology.org); tuttavia, visto il successo ottenuto e l’ammirazione riscossa, si conta di poter disporre a breve di altre sezioni, dedicate ad esempio alla Fisica e alla Chimica. Inizialmente il materiale diffuso dal PloS era coperto da un’apposita licenza chimata ‘Science OpenAccess License’ (cioè, Licenza per il libero accesso alla scienza), ma dall’aprile 2003 viene applicata ufficialmente la CCPL ‘Attribution 1.0’, con gli stessi termini dunque che abbiamo visto a proposito del sito Creative Commons.



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