CAPITOLO VI - IMPLICAZIONI GIURIDICHE E PROSPETTIVE DEL FENOMENO COPYLEFT: 4.3. L’OPERA COPYLEFT COME OPERA COMPOSTA

A gran parte delle opere copyleft si addice maggiormente una terza classificazione: quella di opera composta, che mantiene il concetto di comunione fra i coautori ma considera i vari contributi perfettamente identificabili, pur rimanendo essi inscindibili dal tutto. Riprendiamo ancora una volta l’enunciazione di Ammendola e Ubertazzi: “Si intende per opera composta quell’opera nella quale i singoli contributi conservano una propria autonomia che li rende suscettibili di utilizzazione separata, e purtuttavia si configurano, nel risultato finale della collaborazione, come elementi essenziali di un insieme organico ove le attività creative dei vari soggetti si esprimono direttamente e solidamente dando origine ad un effetto artistico unitario […].”

L’applicazione di tale definizione risolve molte delle incongruenze create dalle due definizioni precedenti e si distingue per la sua particolare elasticità: è infatti una categoria pensata per ricomprendere opere drammatico-musicali, opere coreografiche e pantomimiche ed opere cinematografiche , ma che ben si adatta alle esigenze di multimedialità , malleabilità e plurisoggettività delle opere copyleft. Possiamo proporre un esempio ipotetico in cui notare la congruità di tale qualificazione: si pensi ad un’opera copyleft che nasce come testo letterario e poi, nelle varie evoluzioni basate sulla libertà di distribuzione e di modifica, si trasforma in un melodramma ed infine in una pellicola cinematografica distribuita in formato digitale. Lo stesso ragionamento vale indistintamente per le opere copyleft di tipo software e per la relativa documentazione; mentre, come abbiamo già detto, non si adatta alle opere di compilazione le quali appunto richiedono lo specifico inquadramento che abbiamo dimostrato poco fa.



Open Source e opere non software:

Nessun commento:

Posta un commento